È un dato di fatto che le vicende umane di Caravaggio, pittore tenuto in enorme considerazione già nel corso della sua esistenza, siano a tratti poco chiare. Come se l’uomo Caravaggio, ‘uomo di
spada’, si eclissasse alla società, entrando in un cono d’ombra nel quale trascina l’altra metà di se stesso, ‘uomo di pennello’. Fino alla fine dei suoi giorni. In quale luogo e come sia morto, per
malattia o per mano nemica… davvero a Porto Ercole dove, se si dà credito a quanto riferisce Giovanni Baglione, come disperato andava per quella spiaggia sotto la sferza del Sol Leone a veder, se
poteva in mare ravvisare il vascello, che le sue robe portava fino a che, preso da febbre maligna […] senza aiuto umano tra pochi giorni morì malamente, come appunto male havea vivuto,
oppure nei pressi di Roma, a Palo (sempre in prossimità del mare), dove era stato trattenuto (e per quali motivi?) in prigione? Davvero per malaria, o addirittura assassinato? E per conto di chi… i
cavalieri di Malta forse? O per vendicare l’omicidio a Ranuccio Tomassoni?
Lo spettacolo teatrale “Dialogo tra Caravaggio e Michelangelo”, di Vincenzo De Luca, indaga nelle ultime ore di vita del pittore lombardo, su una spiaggia, solo e disperato, pretesto per
analizzare alcuni aspetti della sua pittura, facendogli rivivere, come in un ideale riavvolgimento del nastro della propria esistenza, alcuni passaggi importanti.
Dunque, si trova in un luogo che non conosce, probabilmente è febbricitante, senza protezioni perché non ha pennelli né tele e ai potenti interessava il pittore e non l’uomo… e si lascia
accompagnare dai ricordi.
In preda al delirio finale, figurandosi davanti la sua tela della Deposizione di Cristo, conservata nella Pinacoteca Vaticana (dove nei panni di Nicodemo ha dipinto
Michelangelo), si materializza in scena proprio lo scultore della Pietà, e prende corpo un dialogo tra i due Michelangelo (il Buonarroti e il Caravaggio), geni estremi dell’arte di ogni tempo, chi ha
chiuso la superba stagione rinascimentale e chi apre l’età moderna.
Dialogo assurdo, impossibile… che a fine spettacolo può intendersi anche come monologo di Caravaggio che dialoga con la propria coscienza.
Nel dialogo si dipanano due modi insieme diversi e similari di intendere l’arte, in un confronto che recupera di entrambi l’aspetto meno pubblico, più intimo, scavando ognuno negli incontri dei
loro anni, fino all’infanzia. In questo percorso a ritroso risulta fondamentale la figura in entrambi della madre, al punto che il come le loro opere sono state realizzate si può capire (e
giustificare) proprio partendo dai rapporti che con la loro genitrice hanno (o non hanno) avuto.
Così come anche le altre scelte nelle loro vite sono figlie dei rapporti che hanno vissuto con la propria madre.
Nello spettacolo Caravaggio è interpretato da Gigi Savoia, mentre Michelangelo è Renato De Rienzo. Corpo di ballo con movimenti coreografici di Francesco Imperatore.
Lo spettacolo “Dialogo tra Caravaggio e Michelangelo” chiude la trilogia di Vincenzo De Luca dedicata al pittore lombardo, dopo le messe in scena degli spettacoli “Le Sette Opere di Caravaggio
assassino” e “L’allieva di Artemisia”.
Vincenzo De Luca