Abbiamo scelto tra le pagine immortali dei capolavori del Maestro momenti drammaturgici che, sebbene avulsi dal contesto delle rispettive commedie, offrono comunque una grande suggestione.

È un succedersi di episodi irresistibilmente comici di indimenticabili capolavori e di efficaci poesie di Eduardo.

 

Da Uomo e Galantuomo (1922): nella sala di un albergo si svolge la scena della prova della compagnia teatrale tra equivoci e “cigolii di porte”, indicazioni registiche poco attendibili del capocomico e le battute inascoltate del suggeritore fino a quella reiterata e famosa "Nzerra chella porta" ("chiudi quella porta").

 

Da Ditegli sempre di sì (1927): per allietare, dopo un lauto pranzo, gli invitati alla festa di compleanno di don Vincenzo, Luigino, sedicente poeta, tenta di recitare una sua poesia interrotto continuamente da Michele, appena uscito da un manicomio, che coglie, obbedendo ad una sua logica, le incongruità dei versi declamati suscitando l’ilarità dei commensali. È una scena emblematica di una gustosa farsa in cui ciascuno dei personaggi "normali", borghesi, potrebbe essere scambiato per pazzo.

 

Da Pericolosamente (1938): la richiesta di due caffè rivolta da Arturo, per sé e l’amico Michele, alla moglie Dorotea, strana e capricciosa, innesca un meccanismo insolito di azioni e reazioni che allibiscono l’ospite terrorizzato dai colpi di pistola sparati contro la donna, che, solo per miracolo, rimane ogni volta illesa; Arturo ha trovato l'unico modo per tenere a bada la moglie Dorotea.

 

Da Questi fantasmi (1946): il famosissimo monologo del caffè: Pasquale, al balcone, chiacchiera con il “professore” Santanna, curioso e pettegolo dirimpettaio, e filosofeggia sulla felicità che si prova gustando un buon caffè fatto ad arte rivelando i segreti per prepararlo.

 

Da L'arte della commedia (1964): "manifesto" politico del pensiero teatrale di Eduardo contro i soliti soloni che reclamano censure per il Teatro per reprimerne le denunce sociali: il dialogo del capocomico Campese con il prefetto è quanto di più efficace si possa dire sull’importanza della libertà d’espressione e della verità in Teatro contro la “confusione strumentale” voluta dai governanti di turno.

 

Da Gli esami non finiscono mai (1973): dall’ultima commedia scritta da Eduardo, una delle più amare, Bonaria racconta la difficile infanzia che ha vissuto nella famiglia di origine, in assoluta povertà materiale e morale, e descrive come la madre la costringesse sin da bambina a subire le attenzioni morbose dei suoi “amici” occasionali fino ad esprimere “Quelli come voi sanno quello che vogliono; noi sappiamo soltanto quello che non vogliamo”.

Sintesi geniale di un intero popolo.

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